Cos’è e perché

NewsAI è il primo news site italiano realizzato con contenuti generati dall’intelligenza artificiale. Praticamente impossibile, se non ci fosse questa pagina a chiarirlo, accorgersi che non sono persone fisiche a lavorare in redazione, ma sistemi di intelligenza artificiale che in pochi secondi traducono in prodotti finiti gli input ricevuti dall’essere umano. I testi sono creati dai più diffusi chatbot, a partire da ChatGPT, le immagini dal “gemello” di ChatGPT per la parte visiva, DALL·E 2.

Newsai.it (sottotitolo: notizie artificialmente intelligenti) nasce come una provocazione, che a ben vedere è una constatazione e anche un grido di allarme: mostrare che la presenza di donne e uomini, in questo come in altri settori del mondo del lavoro, sta diventando marginale e a breve potrà essere ininfluente. Una singola persona con una qualche competenza in ambito digitale e giornalistico può, in tempi rapidissimi, fare il lavoro di un gruppo.

Ma come vengono creati i contenuti di NewsAI? Mi basta dire al chatbot quali argomenti trattare e in pochi secondi genera gli articoli, i racconti, gli approfondimenti, scritti in un linguaggio semplice, comprensibile a tutti. Io mi limito talvolta, solo quando necessario, a introdurli. Poi chiedo a DALL·E 2 di creare le immagini per accompagnare i testi, ad esempio “la foto di un albero da fiore” o anche richieste più dettagliate come “un’immagine tridimensionale di digital art, adatta per una favola, che raffigura mucche e maiali su uno sfondo rosa e verde”. Anche qui in pochi secondi si ottiene il risultato.

Si contesta all’AI di non avere la fantasia e la creatività dell’essere umano. Potrebbe essere vero, e tuttavia il chatbot alla richiesta “scrivi una brevissima storia ambientata in una piccola città che metta in risalto il potere della gentilezza”, in un minuto ha completato l’opera e il risultato è ottimo, come è possibile verificare leggendola.

NewsAI è un sito minimal, necessariamente in evoluzione. Le pagine social, nome a parte, sono ancora da costruire. Ma c’era l’urgenza di lanciare un messaggio. Lo sviluppo e la diffusione dell’intelligenza artificiale (OpenAI è forse il protagonista principale, ma certo non l’unico, della rivoluzione in atto) porterà presumibilmente alla scomparsa, o comunque al pesante ridimensionamento, di molte figure professionali: giornalisti, scrittori (sono già migliaia i libri scritti dai chatbot), correttori di bozze, fotografi, copywriter, grafici, traduttori, operatori del servizio clienti solo per fare qualche esempio.

Il cambiamento non può essere arrestato, ma deve essere gestito. La politica appare però disinteressata e sembra concentrata sulle emergenze del momento, privandosi di una visione strategica a medio e lungo termine e di un investimento forte nell’educazione tecnologica rivolta a ogni fascia di età. In mancanza di azioni concrete, in vista non c’è solo la perdita di molti posti di lavoro, ma anche l’ulteriore allargamento del divide tra chi è in grado di utilizzare le nuove tecnologie, e di guadagnare con esse, e chi rimarrà tagliato fuori. La prospettiva non è solo l’esplosione dell’ennesima, e forse definitiva, bomba sociale, ma anche l’intensificarsi della più subdola e impunita delle discriminazioni, quella anagrafica.

Allo stesso tempo i chatbot dovrebbero portare l’intera categoria dei giornalisti a interrogarsi sulla qualità media degli articoli “umani”. Nel momento in cui si leggono, anche su testate cosiddette importanti, frasi come “è stato telefonato” o “se lo avrebbe detto”, è evidente che c’è qualcosa che non va. All’intelligenza artificiale va quantomeno riconosciuto il merito di saper scrivere in un italiano corretto. Quanto all’accusa mossa ai chatbot di trasmettere informazioni non verificate, c’è da osservare che si limitano a elaborare le notizie messe in giro dagli esseri umani. Quegli stessi che, incaricati dai colossi del web di stanare le fake news, sono stati sorpresi a diffondere fake news…

Germano Morosillo