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È disgelo tra Iran e Arabia Saudita. Teheran e Riad hanno concordato di riprendere le relazioni diplomatiche e di riaprire le ambasciate e le missioni entro due mesi. L’accordo, raggiunto con la mediazione della Cina, pone fine a una crisi diplomatica che durava dal 2 gennaio 2016, quando il leader sciita Nimr al-Nimr fu messo a morte dai sauditi con altre 46 persone.

Le tensioni degli anni ’80

Le storiche tensioni fra i due Paesi, religiose, politiche, economiche, si intensificarono negli anni ’80, quando l’Iran cercò di diffondere la sua rivoluzione sciita in tutto il mondo musulmano, creando preoccupazioni in Arabia Saudita che questo potesse destabilizzare la loro monarchia sunnita. Durante la guerra Iran-Iraq (1980-1988), l’Arabia Saudita svolse un ruolo importante come sostenitore del regime iracheno di Saddam Hussein. L’Arabia Saudita fornì aiuti economici e finanziari all’Iraq, oltre a supporto logistico e di intelligence. Inoltre, l’Arabia Saudita svolse un ruolo attivo nel tentativo di isolare l’Iran sul fronte diplomatico, sostenendo i paesi arabi vicini all’Iraq e promuovendo l’embargo internazionale sulle esportazioni di petrolio iraniano. L’Arabia Saudita vide la guerra come un modo per contrastare la crescente influenza dell’Iran nella regione, che rappresentava una minaccia per la stabilità del regno. L’Arabia Saudita era anche preoccupata per l’ideologia sciita promossa dal regime iraniano, che rappresentava una minaccia per la sua politica di promozione dell’Islam sunnita nella regione.

Tuttavia, alla fine della guerra Iran-Iraq, l’Arabia Saudita cominciò a cercare una normalizzazione delle relazioni con l’Iran, nella speranza di ridurre le tensioni nella regione e di scongiurare il rischio di un’ulteriore escalation del conflitto. Le tensioni si intensificarono ulteriormente negli anni ’90, quando l’Iran iniziò a supportare i gruppi sciiti in Iraq e in Libano, mentre l’Arabia Saudita supportava i gruppi sunniti nella regione. Nel 2003 l’Arabia Saudita inviò truppe per aiutare gli Stati Uniti nella guerra in Iraq, una mossa che l’Iran vide come una minaccia alla sua influenza nella regione. Le tensioni aumentarono ulteriormente nel 2011, quando i manifestanti sciiti in Bahrain chiesero un maggiore controllo politico del loro Paese, a maggioranza sciita ma governato da una monarchia sunnita sostenuta dall’Arabia Saudita. L’Iran sostenne i manifestanti, mentre l’Arabia Saudita inviò truppe per aiutare il governo del Bahrain a sopprimere le proteste.

L’ultimo decennio

Le tensioni aumentarono ancora di più nel 2015, quando l’Arabia Saudita guidò una coalizione di paesi sunniti in un intervento militare nello Yemen, che ha visto il loro governo riconosciuto dagli Stati Uniti. L’Iran ha sostenuto i ribelli sciiti Houthi in Yemen, aumentando le tensioni tra i due Paesi. Nel 2016, le tensioni raggiunsero un nuovo picco quando, come già ricordato, l’Arabia Saudita giustiziò il leader religioso sciita Nimr al-Nimr. Negli anni successivi le tensioni sono rimaste alte, con entrambi i Paesi che hanno continuato a sostenere i loro rispettivi alleati nella regione. Nel 2019, gli attacchi a importanti impianti petroliferi in Arabia Saudita sono stati attribuiti all’Iran, aumentando ulteriormente le tensioni tra i due Paesi.

In conclusione, l’inimicizia tra Iran e Arabia Saudita ha radici antiche che risalgono ai primi secoli dell’Islam. Le tensioni sono state alimentate dalle differenze religiose tra sunniti e sciiti, nonché dalle ambizioni regionali e dalla competizione per l’influenza nella regione del Golfo. L’improvvisa svolta degli ultimi giorni potrebbe cambiare in maniera radicale questo scenario.